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1988

mostra “le città del mondo e il futuro delle metropoli” XVII Triennale

allestimento della mostra “le città del mondo e il futuro delle
metropoli” XVII Triennale MI (con P.Ferrari e I.Lupi)

 

Le interpretazioni dell’evoluzione in atto nell’assetto territoriale mondiale sono sviscerate in un faticoso itinerario di 1km tra mostre tematiche e sezioni estere. “Con Paolo Ferrari e Italo Lupi – dichiara Castiglioni, incaricato dell’allestimento generale, a Enrichetta Ritter – abbiamo cercato di usare il Palazzo dell’Arte stravolgendone gli spazi e avvalorando più l’idea del luogo che dell’architettura esistente con un percorso espositivo semplice e di facile lettura. Le comunicazioni delle singole sezioni devono essere colte in modo sintetico durante la visita e successivamente approfondite sui cataloghi”. Il rapporto tra la Triennale e la città è mediato da una grande vela esterna. Pareti convergenti, sormontate dalla simulazione di una pista di aeroporto, incanalano il visitatore verso la grande hall. Il pavimento riproduce plastici realizzati da Saul Wurman; a soffitto i grandi lampadari Taraxacum ’88 appena presentati dalla Flos. Salendo la scalinata, il visitatore è ripreso a video e riproiettato su un grande schermo, non più come pubblico della Triennale, ma come abitante di situazioni metropolitane eccezionali, diventando parte della sezione introduttiva. Nei due piani la visita, cadenzata da spessi e dinamici diaframmi spaziali, si svolge obbligata attraverso le partecipazioni nazionali, alternate alle otto mostre tematiche, che affrontano la rappresentazione dell’universo metropolitano restituita da discipline come la grafica, il design, la cartografia, l’architettura, l’arte, la statistica, il paesaggio, la fotografia. L’itinerario si conclude nel grande muro delle scritte, un setto inclinato nel vestibolo del palazzo, singolare elemento di regolazione dei flussi. “Di questa Triennale – ha scritto Marco Romanelli – è memorizzabile una sola metefora urbana, il progetto dell’allestimento generale. L’arrivare in una città (l’atrio), l’essere stanchi e infreddoliti ed il venire riscaldati e nutriti (bar aperto al pubblico), l’iniziare dunque un percorso neutrale e corretto […] L’unico messaggio fattivo di questa enorme mostra sulla città del futuro è qui, in questa città interna, in questo simulacro di città che si percorre razionalmente, condotti per mano, in un mondo bianco, blu e grigio, ove i percorsi sono chiari, le indicazioni evidenti, l’illuminazione corretta. Il tutto potrebbe anche essere progettualmente noioso, se non fosse progettualmente aperto cioè umilmente disponibile. Cioè urbanisticamente razionale.”