Daniela Petrillo
Avevo da poco conseguito la laurea triennale quando, col timore reverenziale che si deve in situazioni di questo tipo, ho cominciato a collaborare con quello che era lo “Studio Museo Achille Castiglioni”. Da allora sono cambiate molte cose nella mia vita di designer, ho diretto i miei interessi verso altri aspetti del mondo del progetto, ma senza mai dimenticare tutto ciò che ho imparato in Piazza Castello 27.
Sono stati cinque anni intensi e ricchi di esperienze, ma più di tutto di sorprese legate alle storie. Le storie non sono solo quelle legate alle visite guidate, sempre a cavallo tra la vita e i progetti del Maestro, raccontate ai tanti visitatori fra le sale della Fondazione. Sono soprattutto quelle che ho ascoltato provenire da tutto il mondo, incontrando persone curiose, desiderose di sapere, di capire e di confrontarsi. Grazie a loro ho scoperto il valore della semplicità e della chiarezza, due insegnamenti preziosi che porto con me e tento di affinare ancora oggi nel mio lavoro di Ricercatore al Politecnico di Milano. E l’attitudine alla ricerca non è nuova e forse è nata proprio lì, nella Sala dei Tecnigrafi, durante quelle giornate trascorse ad archiviare riviste ed immagini degli oltre 400 progetti di allestimenti. Ho letto tanto, tantissimo, senza stancarmi mai, con un’avidità e un entusiasmo che ho avvertito in poche occasioni fino ad oggi. Ho dato il mio piccolo contributo ad un progetto molto più ambizioso, ossia quello di rendere presto fruibili tutti i materiali prodotti da Achille… e al contempo ho riempito il mio bagaglio di conoscenze e di contenuti che nemmeno la migliore scuola sarebbe mai stata in grado di darmi. E poi abbiamo provato a fare, intercettando delle occasioni di progetto che promuovessero l’attività dello Studio e contemporaneamente ci permettessero di divertirci e far sorridere. Se ci siamo riusciti (e credo proprio di si!) è soprattutto grazie alla capacità di chi ha scelto e riunito nello stesso luogo cinque personalità diverse, ma con la stessa voglia di fare del design il gioco più bello.
Cinque anni così intensi che scriverne un testo, uno solo, è faticoso. E allora forse basta consigliare a tutti di andare in Fondazione con calma e di osservare bene tutto ciò che c’è lì dentro. Il risultato è frutto di un lavoro quotidiano per nulla semplice, ma carico di entusiasmo e dedizione: se è un luogo speciale, è perché c’è chi tutti i giorni si impegna per renderlo così. Per tutto questo e per mille altri motivi, la Fondazione è Casa.
E a casa è sempre bello tornare.
Oggi lavora presso...